mercoledì 12 giugno 2013

Sì al registro delle unioni civili via libera dal Comune di Palermo


Tutte le coppie eterosessuali e omosessuali potranno registrarsi. E potranno farlo anche i "cittadini italiani e stranieri coabitanti e residenti nel Comune di Palermo". Il Comune si impegna a non discriminare le coppie di fatto in materia di "casa, sanità e servizi sociali, politiche per giovani, genitori e anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione, trasporti": dall'iscrizione dei figli all'asilo, all'inserimento nella graduatoria dell'emergenza abitativa. I benefici concessi varranno anche dopo la morte di uno dei due conviventi.Approvato dal Consiglio comunale di Palermo il regolamento che istituisce il registro delle unioni civili. "Il tema di oggi è quello dei diritti", è il commento del sindaco Leoluca Orlando. "E' il felice epilogo di un percorso iniziato nel 2010 con l'appello a sostegno del disegno di legge presentato all'Ars nella scorsa legislatura, promosso dal comitato Esistono i diritti", commenta il consigliere Alberto Mangano. "Purtroppo la pessima classe politica che componeva la precedente Assemblea regionale non fu capace di approvare una legge", ha concluso.

Il Consiglio comunale approva il registro delle unioni civili senza i voti del Partito democratico. I tre consiglieri del Pd erano assenti. Così la “legge cittadina” sulle coppie di fatto della quale si fanno vanto le più importanti capitali europee a guida progressista, a Palermo è passata grazie all’approvazione del Pdl. Sì il partito di Silvio Berlusconi, lo statista che qualche tempo fa ebbe a dire: “Meglio essere appassionati di belle ragazze che essere gay”. Ma perché il Partito democratico si è tirato indietro? “Non è il momento per approvare questo atto”, ha dichiarato Carlo Di Pisa, unico consiglieri del Pd presente all’apertura dei lavori, che ha abbandonato l’aula prima del voto. E’ evidente che nel Partito democratico palermitano il registro delle unioni civili è argomento che divide. Da qui la diserzione del voto e l’inascoltato invito a un rinvio della discussione. Altro che “Nessuno divida ciò che Dio unisce”. Nessuno unisca ciò che divide il Pd.

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